La nostra spiritualità

Le linee che caratterizzano la spiritualità degli appartenenti alla fraternità “Amici del S. Cuore”, sono sintetizzate nell’articolo 1 delle Costituzioni dell’Istituto, che recita: “Credere all’amore che Dio ha avuto per noi nel suo Figlio, contemplarlo assiduamente, questo medesimo amore, nel Cuore di Gesù, lasciarsene attrarre e possedere, per comunicarlo e testimoniarlo agli uomini”.

Credere, contemplare, testimoniare possono allora essere considerati i tre cardini attorno a cui si costruisce la fraternità laicale “Amici del Sacro Cuore”.

  1. Credere – La fede
  2. Contemplare – La preghiera
  3. Testimoniare – La carità

   “Credere all’amore che Dio ha avuto per noi nel suo Figlio”. La fede si alimenta costantemente della Parola di Dio nella contemplazione dei tratti caratteristici attraverso i quali Dio stesso esprime il Suo Amore nei confronti dell’uomo. La fede nell’Amore di Dio trae sempre nuovo vigore dal Verbo incarnato che, nella resurrezione ottenuta per mezzo della Sua passione, ha un Cuore nuovo ripieno di Spirito Santo, Verbo incarnato che nell’Eucaristia mette in noi questo Suo nuovo Cuore e ci comunica il Suo Spirito realizzando così l’antica promessa: “Vi darò un cuore nuovo, metterò dentro di voi uno spirito nuovo […] porrò il mio spirito dentro di voi” (Ez. 36, 26-27). La fede nell’Amore di Dio per noi cresce nella conoscenza dell’esperienza spirituale di mistici testimoni che, seguendo l’esempio dell’apostolo san Tommaso, resero il culto di adorazione, di gratitudine e di amore all’umanità di Cristo (santa Teresa d’Avila, santa Caterina da Siena, san Francesco di Sales, santa Margherita Maria Alacoque, san Claudio La Colombière, santa Faustina Kowalska e molti altri). Ancora la fede nell’Amore di Dio si consolida grazie al Magistero della Chiesa che, con il suo insegnamento, non manca mai di esortare e confermare il popolo cristiano sulla via dell’Amore. Così Benedetto XVI si è espresso in occasione del 50° anniversario della Haurietis aquas: “Stando vicino al Cuore di Cristo, il cuore umano apprende a conoscere il senso vero e unico della vita e del proprio destino, a comprendere il valore di una vita autenticamente cristiana, a difendersi da certe perversioni de cuore, a unire l’amore filiale verso Dio all’amore verso il prossimo. Così – ed è la vera riparazione richiesta dal Cuore del Salvatore – sulle rovine accumulate dall’odio e dalla violenza potrà essere edificata la civiltà del Cuore di Cristo” (Benedetto XVI, Lettera al Preposito generale della compagnia di Gesù in occasione del 50° anniversario della Haurietis aquas).

“Contemplarlo assiduamente, questo medesimo amore, nel Cuore di Gesù,…” Dunque il credere di una fede robusta, solida e gioiosa è strettamente collegato al contemplare, cioè allo stare cuore a cuore con il Cuore di Cristo in un intimo scambio di conoscenza reciproca e di amore, perché  ”Chi vuole donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono […]. L’uomo può divenire sorgente dalla quale sgorgano fiumi di acqua viva […] per divenire una tale sorgente, egli stesso deve bere a quella prima originaria sorgente che è Gesù Cristo, dal cui Cuore trafitto scaturisce l’amore di Dio” (Deus Caritas est 7). Affinché l’azione non si riduca ad un generico atto filantropico quanto piuttosto si elevi a gesto autenticamente cristiano, ricco di vigore e di calore umano e spirituale è necessario coltivare costantemente la nostra personale relazione con Dio che si realizza nella preghiera, nella meditazione e nella contemplazione perché, “… l’uomo non può vivere esclusivamente nell’amore ablativo, discendente. Non può sempre soltanto donare amore, deve egli stesso riceverlo in dono” (Deus Caritas est 7).

“…lasciarsene attrarre e possedere, per comunicarlo e testimoniarlo agli uomini”. Mentre leggiamo, si profilano evidenti davanti a noi le figure delle Madri Fondatrici in preghiera, per lunghe ore davanti all’Eucaristia, da un lato assetate d’Amore e dall’altro rispondendo all’invito d’Amore dello stesso Cuore di Cristo: ”Venite a me …”. E fiumi di acqua viva infatti scaturiscono dal S. Cuore che, una volta risorto, effonde, come promesso, lo Spirito Santo “… quella potenza interiore che armonizza il loro cuore [dei credenti] col Cuore di Cristo e li muove ad amare i fratelli come li ha amati Lui “ (Deus Caritas est 19). Come ha amato Gesù? In Lui l’amore per Dio e per il prossimo formano un tutt’uno: la dimensione verticale della croce (l’amore per Dio) e quella orizzontale (la solidarietà con gli uomini) sono le due dimensioni dell’Amore al cui centro c’è il Cuore di Cristo che le tiene unite. Il Cuore di Gesù Cristo risorto è dunque la sorgente della carità perchè è la fonte dello Spirito Santo che attrae e possiede e poi “muove ad amare i fratelli” e questo amore testimoniato si rende manifesto nel ministero della compassione e della riparazione intesa come partecipazione alla passione redentrice di Cristo e in senso più ampio come insieme delle attività volte a rimediare le conseguenze sociali del peccato, quali la povertà, l’ingiustizia, lo sfruttamento e la violenza in tutte le sue forme. In questa intensa e vivace dinamica di Amore ricevuto e quindi donato, di Amore di compassione e di riparazione, si inseriscono dunque le opere realizzate come “contemplativi in azione” (Redemptoris Missio, 91) dai figli e dalle figlie spirituali delle Serve di Dio Madre Ignazia e Madre Margherita

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